Leggi il quaderno di vita IO PARLO CON IL CUORE E CON LO SPORT

Io parlo

con il cuore e con lo sport
               





 

 

Un quaderno di vita riporta le esperienze di vita e le riflessioni della persona che lo scrive affinché possano servire al lettore come spunto di riflessione a beneficio di una crescita comune.
 


 

Dedico questo quaderno a mia moglie Florianna perché mi ha dato la forza di parlare, a mia figlia Mariluce ed ai bambini di tutto il mondo per loro ho trovato il coraggio di scrivere queste pagine, ai miei genitori che hanno creduto in me, all’ amica Sandra Conte che mi ha indicato la giusta via, a don Sergio Messina che mi ha insegnato l’importanza di essere coerente, a Michela , Andrea e Mauro ed a tutti gli amici e coloro che mi hanno  sempre dato fiducia, a tutti i genitori che educano con amore i propri figli, agli insegnanti, agli istruttori sportivi, agli educatori ed a quanti si occupano della crescita dei giovani con amore.




Io parlo
                                                      Il potere di una parola si manifesta attraverso il messaggio che riesce a trasmettere e nel cambiamento che crea. Bastano poche parole, semplici e sincere ,uscite dal cuore, per creare un cambiamento culturale e sociale. Se vogliamo risolvere un  problema dobbiamo imparare a parlare con la persona con cui abbiamo il problema, se vogliamo cambiare il modo di pensare di una società è sufficiente che una persona  cominci a parlare, se vogliamo superare un sistema omertoso dobbiamo avere il coraggio di parlare. Ogni parola che pronunciamo genera un cambiamento, mentre ogni parola che ci teniamo dentro  crea chiusura ed oppressione verso noi stessi, condizionando anche le persone che ci circondano.  Il peso che ci portiamo dentro , che influisce sulla nostra vita , è formato da tutte quelle parole che vorremmo fare uscire dalla nostra bocca e che invece per paura restano dentro di noi. I segreti rappresentano un peso invisibile in grado di rallentare il nostro cammino lungo il sentiero della vita. A molti di noi è capitato di vivere, in prima persona situazioni in cui  persone care sono venute a mancare senza che siamo riusciti ad esprimere loro ciò che provavamo veramente nei loro confronti, o raccontare loro i segreti che ci portavamo dentro e che avremmo voluto confidargli. La vita ci pone sempre davanti a delle prove  e spesso ci concede  poche possibilità per superarle; per risolvere la maggior parte di queste prove è sufficiente riuscire a trovare il coraggio di parlare con il cuore. Sapere che la persona a cui vorremmo comunicare un  pensiero importante, sia esso positivo o negativo, potrebbe venire a mancare in un qualsiasi momento dovrebbe farci riflettere sull’importanza di cogliere ogni occasione che viviamo per essere noi stessi e riuscire sempre a  parlare liberamente. L’educazione che abbiamo sinora ricevuto, condizionata  dalla società in cui viviamo, é la principale causa della nostra chiusura e della difficoltà  che abbiamo di parlare liberamente. La cultura della paura che ci viene trasmessa, ci rende spesso incapaci di esprimere liberamente ciò che proviamo, contribuendo a crearci delle maschere che trasformano la nostra verità. La paura rappresenta il principale  ostacolo da superare per essere veramente noi stessi e riuscire a parlare sinceramente. Abbiamo paura di parlare perché temiamo il giudizio negativo degli altri, perché temiamo  di perdere l’amicizia di coloro con cui parliamo, perché  non conosciamo  le reazioni del nostro o dei nostri interlocutori, perché rischiamo di essere delusi, perché pensiamo di non essere compresi, perché abbiamo timore di pronunciare delle inesattezze, perché  dubitiamo di essere fuori luogo, perché spaventati dalla possibilità di sentirci rispondere  un “ no “, perché crediamo di essere presi per pazzi. Quante volte dentro di noi avremmo voluto dire ti voglio bene ad una persona e non lo abbiamo fatto perché abbiamo temuto  una reazione negativa. Non è facile essere noi stessi, specie se sin da bambini siamo stati abituati  dalla nostra famiglia e dalla società in cui viviamo a dare importanza ai segreti ed a tenere per noi le cose importanti. Espressioni come  “Acqua in bocca!”  o “Non parlarne con nessuno”  oppure “Ogni segreto è d’oro!” sono ricorrenti nella cultura moderna e se ripetute  ad un bambino contribuiscono a condizionarlo per tutta la vita facendo accrescere la sua paura di parlare liberamente. Anche il detto “pensa fino a 10 secondi prima di parlare” è limitativo perché induce la persona a non essere se stessa mascherando le parole che vorrebbe esprimere con il cuore per paura della reazione altrui. Il rispetto  che portiamo verso l’ autorità, sia essa familiare, civile, religiosa, è un’altra paura inconscia che  condiziona la nostra libertà di parola; a questo proposito riflettiamo sul fatto che le persone importanti ,per cui avere rispetto, non sono quelle autoritarie bensì quelle autorevoli, indipendentemente dal ruolo che ricoprono, che non hanno problemi ad ascoltare e parlare con tutti. Quando un alunno dialoga con la sua insegnante difficilmente parla liberamente perché è condizionato dal ruolo che esso ricopre, sta all’insegnante fare comprendere al bambino che il suo è un ruolo autorevole e non autoritario parlando con il cuore. Quando un cittadino  parla con un vigile  molto spesso è trattenuto perché teme l’autorità che rappresenta, un vigile invece dovrebbe essere “amico”   dei cittadini  dimostrando la propria autorevolezza nel comprendere  e relazionarsi con il cuore con ogni persona che ha davanti.  Quando un figlio parla con i genitori a volte porla trattenuto  perché non gli è stato insegnato a parlare con il cuore.  Un genitore autorevole ha la forza di chiamare  ogni cosa con il proprio nome, per pronunciare parole riguardanti la sfera sessuale come possono essere    “vagina” o “ pene “   i genitori spesso perdono la propria autorevolezza vivendo un certo imbarazzo e chiamandoli per esempio “patatina” o “pisellino” trasmettendo lo stesso imbarazzo (paura) che provano a parlare di questo argomento  ai propri figli.                            A causa della nostra paura ed insicurezza le persone che abbiamo davanti ci condizionano facendoci indossare delle maschere diverse a seconda della situazione che affrontiamo. Queste riflessioni, che possono sembrare banali, sono in verità importanti per  prendere consapevolezza della difficoltà che abbiamo a parlare liberamente e sinceramente. In questo quaderno di vita le parole libertà e sincerità di parola le considero dei sinonimi. Chi possiede la vera forza è colui che riesce a parlare liberamente davanti ad ogni persona o a più persone, senza il bisogno di indossare maschere. Anche se siamo adulti abbiamo ancora la possibilità di migliorarci e di crescere come persone, iniziando  a parlare liberamente,  per il bene nostro, dei nostri figli e dell’intera società. Per accrescere il nostro coraggio di parlare siamo sempre in tempo, è sufficiente acquisire la consapevolezza  che se parliamo con il cuore non abbiamo nulla da temere, perché le parole che escono dal cuore sono vere e della verità non dobbiamo avere paura come ci insegnano i grandi saggi della storia, vedi Buddha, Maometto, Gesù, Gandhi. Le parole che vengono dal cuore le riconosciamo perché non hanno bisogno di essere trasformate prima di uscire dalla bocca. Un “   Vi voglio bene “   resta tale se esce dal cuore, se invece veniamo condizionati dalle paure,  allora la nostra mente ne modifica il significato oppure evita che queste parole escano dalla nostra bocca. Quando parliamo  con il cuore chi ci ascolta  é più disponibile ad accettare e comprendere ciò che abbiamo da dirgli perché la sincerità è sempre apprezzata. L’alternativa al parlare con il cuore è parlare con la testa  (la mente).  Parlare con il cuore significa esprimersi con spontaneità, mentre comunicare con la mente significa calcolare ogni parola  che pronunciamo. I bambini per esempio intuiscono con spontaneità quando un adulto parla loro con il cuore oppure con la mente e poiché sono sensibili a ciò riconoscono e   apprezzano molto chi comunica con loro senza maschere. Poiché spetta a noi genitori educare i nostri figli, è importante  che trasmettiamo loro un approccio alla vita che li aiuti ad essere sempre se stessi ed a parlare con il cuore, liberamente e senza paura , in modo che abbiano sempre la forza per affrontare ogni tipo di situazione che la vita presenta. Insegnare ai nostri figli l’importanza di parlare con il cuore e liberamente fa’ parte di quel bagaglio di conoscenze da insegnare che ogni bambino deve possedere per crescere sereno. Parlare con il cuore significa anche parlare senza offendere ed aggredire il nostro interlocutore . Ê importante che i genitori educhino i propri figli a parlare con il cuore e liberamente, perché solo  così durante la loro vita non avranno paura a confidargli i loro segreti. La sfida che attende le nuove generazioni è quella di crescere con il coraggio di parlare con il cuore in modo libero e sincero, l’evoluzione umana passa anche attraverso la sincerità.    E’ importante quindi che i genitori, gli insegnanti, gli educatori, gli educatori sportivi, gli animatori  e coloro che aiutano a crescere i bambini siano consapevoli dell’importanza di insegnare loro  il coraggio di parlare sinceramente, per raggiungere questo obiettivo è fondamentale abituare i bambini sin da piccoli a confrontarsi apertamente senza troppi “questo non si deve dire” . Inoltre per parlare con il cuore è importante che prima impariamo a sospendere  il   giudizio negativo o pettegolezzo verso gli altri solo così riusciremo ad annullare quelle energie  che ci influenzano  spaventandoci e limitando la nostra libertà di parola. Nessuno di noi ha alcun diritto di giudicare negativamente  qualsiasi persona e quanto ci viene detto, raccontato o confidato,  possiamo semmai esprimere un’opinione  positiva, un consiglio, fare un’analisi.  La paura del giudizio negativo ci condiziona a trattenerci nel parlare liberamente perché temiamo di  essere “accusati”  per colpe che non ci appartengono. È facile criticare ed esprimere un pettegolezzo, ma non è giusto farlo, per rispetto altrui. Ricordiamo che una qualsiasi situazione vissuta da una persona può capitare anche a chiunque di noi, in ogni momento, nessuno è immune dalle innumerevoli prove che ci pone la vita. Mettiamoci sempre nei panni della persona che ascoltiamo, questo ci consentirà di imparare a sospendere i nostri giudizi.  Ad incidere sulla difficoltà di parlare con il cuore liberamente  è  anche il fattore temporale, la società moderna è caratterizzata da tempi stretti e scanditi dalle lancette dell’orologio che limitano la possibilità di confronto. Siamo sempre di fretta, presi da mille impegni e non riusciamo a vivere il presente ed ascoltare pienamente ciò che i nostri cari e le persone in generale hanno da dirci con il cuore. Riflettiamo su alcuni esempi concreti relativi al tempo di ascolto che gli adulti dedicano ai bambini.  A scuola gli insegnanti  hanno a disposizione poco tempo ogni giorno per ascoltare ciò che i propri alunni gli vorrebbero raccontare perché il piano di studi prevede che diano precedenza ad insegnare  i contenuti delle materie, oppure gli allenatori sportivi che in poche ore settimanali devono preparare i bambini al confronto sportivo e quindi hanno poco tempo per ascoltare le loro esigenze o a casa in cui noi genitori siamo sempre presi da mille impegni dimenticando spesso l’importanza di ascoltare i nostri figli. Per insegnare ai nostri figli a parlare liberamente noi genitori dobbiamo prima imparare ad essere pazienti nell’ascoltarli. I bambini hanno sempre tante cose da raccontarci, spesso però noi genitori abbiamo poca pazienza e poco tempo a disposizione  a causa del lavoro, delle faccende domestiche e famigliari e capita quindi che non li ascoltiamo, rinviando o interrompendo la conversazione e manifestando così disinteresse per ciò che hanno da dirci, questo comportamento genera una chiusura da parte del bambino, con il rischio che conseguentemente inizi a tenere dentro di se alcune delle cose importanti di cui ci vorrebbe parlare . Questa reazione è pericolosa perché i nostri figli, avranno maggiori difficoltà a confidarci i propri problemi e quindi come genitori non potremo intervenire immediatamente in caso di bisogno. Creare un rapporto aperto con i nostri figli, sin da bambini li aiuta a confidarsi con più facilità con noi genitori questo consentirà di poterli aiutare nell’immediato a risolvere le difficoltà che  possono presentarsi  durante la vita, dai problemi a scuola, alle incomprensioni con gli amici a situazioni ancora più gravi come violenze o abusi di cui un bambino indifeso può essere involontariamente oggetto da parte di adulti malintenzionati. Una comunicazione aperta riesce solo quando entrambi gli interlocutori ascoltano prestando attenzione a ciò che dicono. Se sottovalutiamo l’importanza di parlare liberamente dedicando poco tempo al confronto limitiamo anche  le possibilità di esprimerci e quindi di essere veramente noi  stessi. Oltre ad accorciare il confronto tra adulti e bambini il poco tempo a disposizione riduce anche il dialogo tra gli adulti , che parlano sempre di meno perché sempre più presi ad inseguire gli impegni  che la società moderna propone; ho scritto “propone“ perché sta ad ognuno di noi accettare o meno “l’inseguimento “ di questi impegni. Spesso capita di sentire in ambito lavorativo  il detto “parlare di meno e lavorare di più”, questa frase viene pronunciata  perché  consideriamo  il dialogo come tempo perso, in realtà attraverso la parola è possibile organizzarsi, creare  e  trovare le soluzioni  alle situazioni che non vanno in ogni contesto della nostra vita. Se aggiungiamo al poco tempo libero a disposizione che ci concediamo anche le distrazioni come la televisione ed, i videogiochi, allora il nostro tempo per parlare si riduce ulteriormente. La televisione ha segnato un cambiamento importante modificando il nostro modo di comunicare e di confrontarci,  da una parte ci consente di essere aggiornati ed informati sugli avvenimenti che accadono intorno a noi  e di farci sorridere ed emozionare attraverso film e trasmissioni, dall’altra parte riduce il confronto tra le persone  in quanto non consente di esprimere direttamente le opinioni personali in merito a ciò che ci viene trasmesso ; riflettiamo bene sul senso della parola “trasmissione” che utilizziamo anche come sinonimo per chiamare i programmi televisivi che ci vengono trasmessi  e che condizionano la nostra vita. Il grande potere che hanno la televisione, i giornali, i libri è che  ci “parlano”   e ci “condizionano” senza  che noi possiamo replicare, questo a discapito della libertà di parola e di confronto; questo quaderno di vita invece è stato pensato in modo da consentire attraverso il web un confronto aperto tra lettore ed autore attraverso la email ioparloconilcuore@libero.it  oppure attraverso la pagina facebook             Io Parlo con il Cuore e con lo Sport.                                               L’esigenza che abbiamo di parlare è stata invece colmata dai nuovi mezzi di comunicazione, quali internet e gli apparecchi telefonici che però hanno il limite di consentire agli interlocutori quando parlano di indossare delle “maschere” con maggiore facilità, infatti con il telefono ed internet riusciamo a “parlare”   senza essere visti. Quando si parla con il cuore è meglio esprimere la propria sincerità parlando sempre a 4 occhi, perché la sincerità si percepisce sia con l’udito che con la vista.                                                                  Quante delle situazioni difficili che un bambino o un giovane si trovano a vivere potrebbero essere risolte semplicemente  parlando con il cuore a noi genitori o rivolgendosi  alle persone che sono loro vicine, raccontandogli ciò che li  disturba o ciò che non va!  L’unico modo per noi genitori per aiutare i nostri figli  a contrastare le situazioni difficili preventivamente  è insegnare loro l’importanza di parlare liberamente con il cuore. Anche tra adulti è importante imparare a parlare con il cuore   per trovare le soluzioni più opportune ad ogni difficoltà, per esempio può capitare che noi genitori non sappiamo come affrontare una situazione  che ci viene esposta dai nostri  figli, come potrebbe essere aiutarli a comprendere il significato della perdita di un proprio caro o come affrontare  un abuso o una violenza subita, in questo caso dobbiamo essere noi genitori ad essere liberi di parlare chiedendo il parere o l’aiuto di amici o conoscenti di cui abbiamo  fiducia. Parlare e confrontarci permette di cogliere suggerimenti, opinioni che possono consentire di trovare soluzioni   per affrontare una situazione difficile. Ricordiamo che le parole dette con il cuore rappresentano  l’unica  forza che hanno a disposizione  i più deboli e gli indifesi contro l’arroganza dei più forti;  impariamo a parlare con il cuore.   Le parole che leggiamo in questo quaderno di vita sono scritte con il cuore e rappresentano il frutto della mia esperienza personale di vita che a posteriori mi consente di fare delle riflessioni per aiutare a vivere meglio  quanti vorrebbero parlare e che hanno bisogno di uno stimolo e di un sostegno  per riuscirci. Semplicemente  con la parola libera  possiamo migliorare il mondo in cui viviamo.  Le parole che escono dal  nostro cuore,  contengono sempre Amore ed, assumono una forza eccezionale, perché sono in grado di fare stare bene sia chi le pronuncia che chi le ascolta  creando un legame unico. Quando facciamo un saluto affettuoso, un apprezzamento sincero, un complimento vero,  creiamo una grande energia con il nostro interlocutore, una forza invisibile che non vediamo ma percepiamo. Proviamo a dire con il cuore “ti voglio bene”   a nostro figlio o ad un nostro caro durante un qualsiasi momento della giornata, vedrete subito la gioia che si creerà dentro di noi e  la felicità che trasmetteremo alla persona che riceve l’apprezzamento, lo stesso può essere fatto verso la persona che Amiamo pronunciando con semplicità  Ti Amo”.  Iniziamo a parlare con il cuore alle persone che ci circondano ed a cui vogliamo bene questo ci aiuterà a parlare liberamente anche con le altre persone. Pronunciare parole importanti come Ti Voglio Bene, Ti Amo con facilità e costantemente non sminuisce la loro importanza, ma rende migliore il rapporto con le altre persone e quindi il contesto in cui viviamo. Non è semplice  parlare quando manca il coraggio di essere noi stessi, le persone che possono aiutarci a trovare questo coraggio sono le persone che amiamo.          


 


Io palo con il cuore                                                                                                                                                                     
                                                                            Da  bambino sono cresciuto come tanti miei coetanei in un periodo di  pieno boom economico, mi riferisco agli anni ‘80, influenzato dal benessere materiale e da quei valori sociali che ci sono stati proposti  per essere considerati dei bravi cittadini. Questi valori  hanno condizionato la  crescita di un’intera generazione,   favorendo la creazione di  “maschere”   da indossare  per essere ben accettati dalle altre persone e dalla stessa società. Rientrare in certi canoni essere coerenti a certi valori era un modo per ricevere apprezzamenti e riconoscimenti.  I miei sogni da bambino  erano  condizionati da messaggi televisivi e da valori sociali  che proponevano un certo modello di vita. Una vita vincente che per essere tale doveva essere in un certo modo: “ senza macchie e con tanti agi”. Grazie alla mia famiglia gli agi e le comodità , bei vestiti , bei giocattoli , una casa confortevole , non mi sono mai mancate. I miei genitori hanno sempre lavorato per garantire il mio benessere e quello famigliare. Uno stile di vita  che ho sempre avuto come riferimento e che sino ad oggi ho  riproposto alla mia nuova famiglia.  Uno stile di vita  che  oggi metto in discussione dopo avere riflettuto e preso consapevolezza sui limiti del mio passato.  Premetto, prima di proseguire a raccontare la mia storia , che amo i miei genitori, anche se non gliel’ho mai detto tante volte  e che li ringrazio  per tutto ciò che mi hanno dato, perché so che l’hanno sempre fatto con amore. Quel amore unico ed incondizionato che ogni genitore prova per suo figlio e che  esprimo anch’io  ogni giorno a mia figlia dicendole tantissime volte  “Ti voglio bene”. Un rapporto quello tra genitori e figli  che la società del benessere materiale ha limitato proponendo  dei modelli  relazionali e comportamentali spesso freddi e distaccati condizionati dalla materialità. La società del benessere materiale propone ai genitori di rendere felici i propri figli con oggetti, come videogiochi, giocattoli, vestiti, in realtà  la felicità è a costo  0 e si regala attraverso l’amore che  manifestiamo ed esprimiamo ai nostri figli. Il primo obiettivo in ordine di importanza che coloro che appartengono ad una società evoluta si dovrebbero porre è quello di  crescere i bambini con Amore.   Pur amando i miei genitori, da giovane, non sono mai riuscito a parlare loro liberamente di tutti gli argomenti. Per esempio  argomenti riguardanti la sfera sessuale sono sempre stati  un tabù. La mia famiglia di origine è stata condizionata da una cultura borghese – cattolica che etichettava il sesso e la sessualità come qualcosa di cui era meglio non parlare o parlarne il meno possibile e sempre con discrezione perché peccato. Questo limite mi ha condizionato nel tenere per me un segreto che invece avrei dovuto condividere sin da subito con i miei genitori e che mi sono portato dentro fino a 28 anni quando prima di creare una nuova famiglia con mia moglie Florianna, ho maturato la consapevolezza che prima  di creare la mia nuova famiglia dovevo  liberarmi dei miei segreti, concludendo così una fase della mia vita, quella vissuta con i miei genitori, parlando loro di ciò che sino ad allora non avevo avuto il coraggio di raccontagli. Mia moglie è stata favolosa, standomi vicino e sostenendomi, nel liberarmi di una verità che era giusto condividessi anche con i miei genitori, dopo averlo fatto precedentemente con lei. Trovare il coraggio di parlare e di raccontare la verità su un segreto che mi tenevo dentro era l’unico modo per liberarmi della maschera che indossavo oltre che  di alleggerirmi di un peso che sino ad allora mi ero portato dentro e che rischiavo mi avrebbe oppresso per tutta la vita. Tenere per me questo segreto mi aveva già causato dei problemi che avevano condizionato negativamente la mia vita, come per esempio la paura di volare e di prendere l’aeroplano.        Vi racconterò  ora perché…                               
   Sin da bambino a casa mia Zio Giò (il soprannome è vero) era considerato uno di famiglia. Zio Giò è sempre stato un caro amico  ed  un collega di lavoro di mio padre presso l ‘Olivetti di Ivrea , un’ amicizia a cui mio padre aveva creduto concedendogli una fiducia fraterna. Zio Giò era più vecchio d’età di mio padre ed  entrambi avevano lasciato i rispettivi paesi di provenienza, rispettivamente Frassinello (Al) ed Arezzo per trasferirsi , negli anni ‘70, a lavorare ad  Ivrea, dove l’Olivetti, azienda leader nella produzione di macchine da scrivere prima e computer poi, assumeva lavoratori in possesso di comprovate capacità e qualifiche  chiamandoli a lavorare presso le proprie sedi. L’  Olivetti è stata un’azienda  modello che ha contribuito allo sviluppo lavorativo, sociale, ed economico dei territori in cui ha operato, primo tra tutti Ivrea ed il Canavese. Grazie all’Olivetti sia mio padre che Zio Giò hanno avuto la possibilità di viaggiare in giro per il mondo per fare conoscere in ogni continente i prodotti che venivano realizzati negli stabilimenti di Ivrea. Mio padre ha viaggiato in giro per il mondo finché ho compiuto 6 anni dopodichè per stare più vicino alla sua famiglia ha deciso di fermarsi rinunciando  a fare carriera, mentre Zio Giò non avendo famiglia mi ricordo che ha proseguito a viaggiare per lavoro finché non é andato in pensione. L’ Olivetti ha permesso a  mio padre ed a mia madre , che era nata e cresciuta a Lessolo, un piccolo paese vicino ad Ivrea, di conoscersi; in quanto mio padre per lavorare ad Ivrea aveva trovato un’abitazione in affitto proprio a Lessolo di fronte a dove abitava mia madre.  La fiducia che mio padre ha sempre manifestato a Zio Giò è stata grande, concedendogli di fare da testimone di nozze al proprio matrimonio, un ruolo che si concede a persone che si considera speciali, io per esempio al mio matrimonio ho voluto tra i miei testimoni proprio  mio padre perché per me è sempre stato un esempio positivo da seguire. Dopo quattro anni di matrimonio tra i miei genitori sono nato io. Zio Giò sin da quando ero bambino,  è sempre stato uno di famiglia;  finché ha vissuto a Banchette, un piccolo paese limitrofo ad Ivrea, veniva settimanalmente   a cena a casa della mia famiglia oltre che essere invitato alle ricorrenze quali compleanni, anniversari e feste religiose, ”purtroppo” era stato invitato anche alla mia festa di laurea perché allora non avevo avuto ancora il coraggio di raccontare il mio segreto ai miei genitori. Agli occhi di tutta la mia famiglia ( nonni, zii, cugini, vicini di casa )  Zio Giò è sempre stata una persona generosa presentandosi ogni volta a casa mia con regali e pensieri; inoltre è sempre stato un buon cattolico ben voluto da vescovi, preti e suore, questo status gli ha sicuramente consentito di essere ben voluto  anche da molte persone e di godere della loro fiducia. La vita pur avendo riconosciuto a Zio Giò molte fortune materiali gli è stata avversa per quanto concerne gli affetti, infatti i suoi famigliari  gli sono mancati nel corso degli anni lasciandolo solo, anche se circondato da molti amici. Per molti anni Zio Giò è stato anche Vice Sindaco del suo paese di origine Frassinello (Al). Dopo avere concluso la sua carriera lavorativa Zio Giò era andato in pensione con una buona disponibilità economica derivata dalle diverse eredità che i suoi parenti più cari gli avevano lasciato. Disponibilità economiche che Zio Giò aveva deciso di investire in viaggi, mi ricordo che da quando era andato in pensione faceva almeno un viaggio al mese, girando per tutto il mondo. Ho  descritto alcune caratteristiche di Zio Giò per fare comprendere come fosse una persona all’apparenza “normale”  ben voluto ed accettato socialmente dalle persone che lo circondavano anche grazie al suo modo di apparire. La fiducia mia e della mia famiglia a Zio Giò ha facilitato il suo avvicinamento nei miei confronti.  All’età di 11 anni al termine dell’anno scolastico, durante le vacanze estive sono stato invitato da Zio Giò a trascorrere da solo qualche giorno di vacanza a Frassinello ,un piccolo paese di campagna vicino a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria , il suo paese natale, presso cui era ritornato a vivere da quando era andato in pensione. I miei genitori fidandosi di Zio Giò non hanno avuto difficoltà a lasciarmi andare a trascorrere qualche giorno di vacanza a Frassinello, e nessuno, io in primis, immaginava chi si potesse nascondere dietro ad una persona all’apparenza tanto per bene.  Quella che sarebbe dovuta essere una piacevole vacanza spensierata e serena, come sono quelle che si dovrebbero trascorrere durante gli anni dell’adolescenza, ha condizionato per sempre la mia vita. In quella breve vacanza Zio Giò aveva tolto la sua maschera rivelandosi  la persona che era veramente, una persona che all’apparenza sapeva farsi volere bene, mentre in realtà mascherava una serie di problemi personali che lo portavano ad approfittarsi in modo perverso dei più deboli ed indifesi. Infatti durante quei giorni di vacanza Zio Giò dopo avere “acquistato” la mia fiducia portandomi a mangiare in bei locali ed al cinema a vedere gli ultimi film usciti, si era avvicinato a me con comportamenti insoliti e strani, che non conoscevo ed a cui in verità non sapevo come reagire. Zio Giò in quei giorni di vacanza dopo essere rientrati a casa sua dalle cene che mi aveva offerto mi aveva fatto vedere dei  film pornografici in videocassetta, che custodiva segretamente, di cui ne ignoravo l’esistenza ed i contenuti, non avendone mai visti prima; con questo escamotage mi si era avvicinato ed attraverso  un finto piacere come quello trasmesso in quei filmati aveva abusato di me masturbandomi. Un piacere che si era esaurito subito ed aveva lasciato dentro di me un grande vuoto. Voglio essere chiaro e diretto nella descrizione di quanto mi è accaduto, utilizzando anche parole che possono sembrare forti, ma che scrivo con il cuore e con coraggio per fare comprendere l’importanza di chiamare ogni cosa con il suo nome, senza girarvi intorno, affinché i genitori che leggono queste pagine siano anche loro chiari nel parlare con i propri figli degli argomenti riguardanti la sfera sessuale e quindi in grado di agire preventivamente per difenderli  dalla possibilità che vivano a loro volta situazioni  simili .  La paura di parlare, di raccontare le difficoltà che viviamo da giovani come da adulti  emerge anche perché abbiamo paura a chiamare la realtà e le cose con il loro vero nome. Come già descritto precedentemente per riuscire a parlare  con il cuore liberamente dobbiamo prima sospendere il nostro giudizio. Chi ci ha insegnato che la masturbazione è un peccato, ha condizionato la vita di molte persone, che senza questo giudizio avrebbero avuto più coraggio di parlare liberamente degli abusi subiti. Quel abuso che avevo subito all’inizio di quella vacanza si era ripetuto diverse volte nel corso di quei giorni; la mia volontà di creare dei centri estivi sportivi per bambini con l’associazione sportiva “Free Time”  ( che  descriverò meglio nell’ultima parte di questo quaderno di vita )  che avevo  fondato nel 2001  ,è stato un modo indiretto per proteggere attraverso lo sport i bambini ed i ragazzi dal rischio di vivere situazioni analoghe alla mia durante le vacanze scolastiche estive, creando un ambiente protetto.                                         Mentre subivo gli abusi non comprendevo ciò che mi stesse accadendo  e non riuscivo a valutare  in modo consapevole se fosse bene o male. Da un lato provavo un piacere immediato, ma dentro di me contemporaneamente sentivo che c’era qualcosa che non andava, una sorta di senso di colpa che mi faceva stare male. Mi ricordo che Zio Giò mi  aveva detto di non parlarne con i miei genitori di ciò che era accaduto perché doveva essere un segreto. Terminata la vacanza e rientrato a casa a Lessolo non seppi trovare le parole e la forza per raccontare ai miei genitori quanto mi era successo, non sapevo cosa e come dirlo, con i miei genitori non avevo  mai affrontato argomenti  riguardanti la sfera sessuale, se non in modo molto vago, allora non sapevo ancora come si faceva a parlare con il cuore. Inoltre non sapevo quale sarebbe stata la reazione dei miei genitori se glielo avessi raccontato. Temevo di creare loro una grande sofferenza, perché Zio Giò era un loro caro amico, avevo paura di una reazione aggressiva di mio padre nei confronti di Zio Giò, anche se comprensibile e questo non lo volevo, per mio padre conoscere ciò che mi era accaduto sarebbe stata come una pugnalata alle spalle, inoltre non ero del tutto sicuro che i miei genitori mi avrebbero creduto perché Zio Giò era considerata una “persona per bene”  soprattutto perché  molto devota alla chiesa. Tutte queste paure di parlare  avevano contribuito a crearmi una maschera, per nascondere ciò che mi era accaduto, che ho indossato sino a 32 anni e di cui mi libero definitivamente solo ora, raccontando con  coraggio  la mia storia, una maschera che ha rappresentato  un peso che nel corso degli anni è cresciuto perché non sapevo come affrontarlo e come risolverlo.  Quella vacanza a Frassinello fu solamente la prima di diverse vacanze trascorse insieme a Zio Giò  negli anni a seguire . Oltre a masturbarmi Zio Giò , abusando di me, mi aveva fatto “provare”    dei rapporti orali passivi. La domanda che voi lettori vi farete è perché non mi sono opposto subito ed anche successivamente agli abusi di Zio Giò? Veramente penso che allora fossi debole e condizionabile.  Come si dice dalle mie parti, “ durante l’adolescenza non si è ne cotti ne crudi”,  e di conseguenza le mie difese erano molto basse, inoltre non sapevo come giustificare ai miei genitori il fatto che mi volessi distaccare da Zio Giò, lui era molto astuto  nel creare le condizioni in cui poter dare sfogo alle sue perversioni nei miei confronti. Quando tornava dai suoi viaggi in giro per il mondo, pur abitando a Frassinello, aveva trovato la “ scusa”  di dovere sviluppare  presso un fotografo di Ivrea, suo conoscente, la centinaia di foto che scattava  in ogni viaggio, così aveva l’occasione per essere invitato a pranzo o a cena dai miei genitori, durante queste conviviali Zio Giò si mostrava sempre generoso, invitandomi davanti ai miei genitori, a fare dei viaggi con lui durante le vacanze scolastiche estive, con la motivazione di premiare i risultati scolastici da me raggiunti e con l’intenzione nascosta di sfogare le proprie perversioni. La conseguenza a questo invito ha condizionato i miei risultati scolastici sia alle scuole medie che alle scuole superiori, i miei professori mi valutavano sempre con frasi del tipo “ha le capacità ma si impegna poco” adesso, in queste pagine spiego liberamente la vera causa del mio scarso impegno. Oggi, a seguito della mia esperienza di vita, consiglio agli insegnanti che quando si trovano davanti  un alunno che “ha le capacità ma si impegna poco”  è perché molto probabilmente coltiva un malessere interiore e che questa condizione è un segnale che indica un bisogno represso di parlare con il cuore. Ognuno di noi ha la possibilità di ascoltare coloro che  chiedono il nostro  aiuto e  stargli vicino aiutandolo a parlarne con il cuore anche con persone preparate. Zio Giò aveva inoltre escogitato un sistema perverso per “comprarmi”  e “condizionarmi”, con la scusa di viaggiare  per il mondo mi aveva  creato una collezione di banconote del mondo che si arricchiva di nuovi pezzi ogni volta che tornava da un viaggio, mi ricordo che negli ultimi anni che avevo frequentato Zio Giò, quando veniva a pranzo a casa mia mentre con una mano  mi consegnava le nuove banconote da inserire nella collezione, con l’altra cercava di toccare le mie parti intime, mentre io  cercavo di ritrarmi, il tutto mentre i miei genitori al termine del pranzo si preparavano nelle altre stanze della casa  per rientrare a lavorare.  Solo successivamente, all’età di 27 anni, grazie all’aiuto di una cara amica Sandra Conte, ho elaborato  che la collezione di banconote del mondo era un modo per Zio Giò di “comprarmi”. La collezione di banconote era una sorta di prostituzione che lui esercitava nei miei confronti e che io inconsciamente accettavo. Per spezzare questo legame perverso che aveva creato Zio Giò ed in cui ero caduto ingenuamente, un legame che in un certo qual modo mi legava negativamente a lui, ho voluto alcune settimane prima di sposarmi, rientrando con la mia futura moglie da una vacanza in Trentino Alto Adige, passare da Frassinello per restituire al mittente, Zio Giò, la collezione di banconote e liberarmi così di una parte di quel peso  che mi portavo dentro. Quando avevo riconsegnato a Zio Giò la collezione di banconote avrei voluto esprimergli anche a voce tutto il mio disgusto per ciò che di male mi aveva fatto negli anni precedenti, condizionando la mia vita, avrei voluto dargli anche un pugno e scaricare la mia rabbia repressa, ma il destino ha voluto che in quel momento Zio Giò non fosse in casa; dopo avere suonato il campanello per più volte e non avere ottenuto risposta, presi la collezione di banconote tra le mani e  lanciai i raccoglitori  con il loro contenuto oltre al cancello di casa sua e me ne andai. Quello fu un lancio liberatorio, insieme alla collezione di banconote del mondo mi liberai  anche del male che inconsapevolmente trattenevo. Non ci crederete ma da quando ho consegnato al mittente la collezione di banconote l’ansia che era emersa dentro di me quando stavo nei luoghi affollati è sparita ed anche l’espressione del mio volto era cambiata (stando a ciò che mi aveva raccontato mia moglie). Da questa situazione ho imparato come gli oggetti che ci circondano racchiudono  un’energia invisibile che condiziona la nostra vita anche attraverso le tensioni che trasmettono. L’insegnamento che  ho imparato da questa situazione è che non bisogna essere troppo legati ai beni materiali, in modo da essere liberi di vivere serenamente, ogni legame che creiamo con cose ed oggetti è un limite alla nostra serenità . Quando Zio Giò  veniva ad Ivrea di ritorno dai suoi viaggi in giro per il mondo oltre a fermarsi a mangiare  a pranzo o  a cena a casa dei miei genitori   in alcune occasioni veniva invitato anche a fermarsi a dormire per evitargli un lungo rientro a Frassinello durante la notte. La casa dei miei genitori è un appartamento modesto composto da una cucina, una sala, un bagno, e due camere da letto divise tra di loro da  un corridoio. In una camera da letto dormivo io e nell’altra  i miei genitori, nella mia stanza  era inoltre presente un letto a muro incastonato nell’armadio che serviva ad ospitare famigliari o amici di famiglia di  passaggio; Zio Giò purtroppo era uno di questi amici di famiglia. Quando si fermava a dormire a casa dei miei genitori per Zio Giò si presentava un’altra occasione per mettere in atto le sue perversioni abusando di me , nel pieno della notte, dopo avere aspettato che i miei genitori si addormentassero Zio Giò si alzava ed in silenzio si avvicinava al mio letto, io non reagivo perché temevo che i miei genitori, che avevano la loro stanza da letto dall’altra parte del corridoio, sentissero dei rumori e venissero a verificare ciò che stava accadendo. Se mi fossi trovato in quella situazione penso che non  avrei retto alla vergogna nei loro confronti, anche questa era un’altra forma di paura che subivo. Questa situazione si è ripetuta in diverse occasioni. Dopo che Zio Giò ritornava a dormire nel suo letto mi ricordo che mi nascondevo sotto le coperte, era una reazione alla vergogna che comunque provavo per ciò che mi accadeva, mi sentivo sporco dentro, come già descritto precedentemente passavo da uno stato di eccitazione fisica ad una condizione di malessere interiore che poi mi accompagnava quotidianamente.  Ogni giorno a seguire, in mezzo alla mia famiglia, a scuola con i miei compagni di classe, in giro con gli amici, mi sentivo diverso perché vivevo una situazione che gli altri non sapevo se potevano comprendere. Su questa diversità avevo creato la mia maschera che mi faceva apparire normale nei confronti degli altri.            Mi ricordo che in terza superiore per fare fronte a questa ingiustizia che avevo vissuto  volevo intraprendere la carriera militare, credevo che l’esercito e la forza che rappresenta potesse aiutarmi a superare il senso di ingiustizia che provavo dentro di me; ma poiché questa scelta richiedeva un radicale cambiamento della mia vita, in quanto se avessi superato l’esame di ammissione alla Scuola militare Nunziatella avrei dovuto trasferirmi a Napoli per frequentarne i corsi, i miei genitori senza conoscere le mie vere motivazioni mi fecero desistere e quindi rinunciai a quella scelta. Sempre alla ricerca della giustizia, dalla terza superiore fino ai primi anni di università simpatizzai ideologicamente per i movimenti politici di destra in quanto ritenevo che i valori di giustizia e rigore che proponevano fossero una soluzione per colmare il senso di ingiustizia che portavo dentro di me;  in realtà  queste erano solamente soluzioni momentanee che servivano a nascondere, ma senza alleggerire, quel  peso interiore che mi ero creato tenendo dentro di me questo grande segreto, di cui mi sarei liberato solamente parlandone.   Il tipo di abusi che ho subito e che ho raccontato nelle precedenti pagine sono quelli che mi ricordo chiaramente. Ho il ricordo vago di una sera di un’altra vacanza estiva trascorsa per alcuni giorni a Frassinello in cui dopo una cena offerta da Zio Giò in cui avevo bevuto due bicchieri di vino, premetto che io sono pressoché astemio, mi ero trovato il mattino seguente nudo con le sole mutande addosso nel letto di Zio Giò con lui che scherzava sul fatto se mi ricordavo di ciò che fosse accaduto la notte precedente. Veramente non mi ricordavo niente di quella notte. Non so se per difendermi la memoria aveva rimosso alcune situazioni scioccanti vissute o se Zio Giò si stava solamente burlando di me, la cosa che però mi ha inquietato al mattino quando mi sono svegliato è cosa ci facessi nel suo letto?! Quando stavo da Zio Giò a Frassinello soggiornavo nella sua casa che era strutturata su due piani e comprendeva un lungo giardino che dava sulla strada, al piano terra aveva la cucina con adiacente un salottino in cui aveva collocato un grande televisore dove mi  aveva fatto vedere i suoi film porno, salite le scale c’erano uno studio e le due camere da letto, la sua e quella degli ospiti  dove dormivo io in quanto ero suo “ospite”; quella casa era come il suo proprietario, piacevole all’apparenza mentre in realtà nascondeva al suo interno una triste storia (penso vissuta anche da altri giovani oltre a me).  In altre due occasioni, tra la fine delle scuole medie ed i primi anni del liceo, Zio Giò con la scusa di volermi fare conoscere il mondo, durante le vacanze estive scolastiche mi aveva offerto due viaggi, uno per visitare Roma ed il Vaticano e l’altro per scoprire la Costiera Amalfitana e Pompei, per lui queste  erano state nuove occasioni per mettere nuovamente in atto le sue perversioni, io avevo sempre subito degli abusi passivi nonostante Zio Giò in più occasioni avesse provato a spingermi a compiere atti sessuali attivi nei suoi confronti. In questi casi ho sempre trovato delle scuse per evitarli, dentro di me avevo abbinato il fatto di compiere degli atti sessuali attivi nei confronti  di Zio Giò come una forma di accondiscendenza verso le sue perversioni, ponendomi questo limite molto probabilmente sono riuscito a mantenere viva quella parte di me che mi ha consentito di reagire a quanto mi era accaduto. Credetemi cari lettori, che dopo avere subito un abuso sessuale ci si sente sporchi dentro e questo ti condiziona  completamente la vita. Mi sono sentito sporco forse per quel senso di perbenismo che la società ci insegnava  a rispettare ,e che oggi fortunatamente e gradualmente stiamo modificando, giudicando peccato tutto ciò che non rientra in certi canoni e sicuramente subire degli abusi da parte di un uomo più che adulto non rientrava in questi criteri.  Durante  questa difficile esperienza di vita che ho vissuto  era emersa in me  anche la paura verso l’omofobia, un altro argomento tabù di cui si parlava poco e su cui ancora oggi c’è poca chiarezza; questa è stata un’altra paura che mi ha condizionato a non raccontare subito quanto mi stava accadendo. A questo proposito consiglio ai lettori, siano essi giovani, che adulti, l’importanza di imparare a conoscere ed a documentarci su tutto ciò che ci accade  e che non conosciamo e di non fermarci mai al sentito dire.  La paura di essere etichettato come “  gay”   era tanta ,specie in una società in cui spesso già tra ragazzi per prendersi in giro si utilizzano nomignoli come “frocio”   o “checca”   ed in cui la morale religiosa vale più dell’amore vero che possono provare due persone dello stesso sesso che si rispettano e che si vogliono bene. Una chiusura culturale di cui mi spiace di essere stato condizionato e che ho superato solamente con la maturità, documentandomi e comprendendo che non c’è niente di male se due persone dello stesso sesso si amano e si vogliono bene. Il   vero uomo non è quello che ha i muscoli più grossi e dimostra la propria virilità ma colui che sa amare. Ho imparato a distinguere la differenza tra l’omosessualità tra due persone che condividono un sentimento d’Amore e che quindi vanno rispettate e la perversione di una persona che, come nel mio caso ,in modo meschino si è approfittata di un’altra persona dello stesso sesso indifesa, intimorita ed impaurita da ciò che  sta subendo. Questa distinzione è importante, la metto in evidenza perché  ha condizionato la mia libertà di parlare di ciò che mi era accaduto. Chi subisce un abuso  sessuale da una persona dello stesso sesso non deve temere di raccontarlo per paura di essere giudicato “frocio”, perché i “froci “, si amano e si rispettano reciprocamente e, provano dei sentimenti che escono dal cuore, a differenza di chi subisce gli abusi che subisce una violenza. Con il tempo ho imparato, dopo avere vissuto un’esperienza di sofferenza, come quella di subire un abuso, a distinguere che i sentimenti quelli veri che escono dal cuore sono qualcosa che quando li proviamo ci scaldano di energia, mentre le perversioni rappresentano una distorsione dell’amore che esce dalla mente umana condizionata negativamente da un disturbo e trasmettono paura e odio. Le persone da curare non  sono gli omosessuali, bensì coloro che  non riescono a gestire le proprie perversioni degenerate. Invito chi ha avuto un’esperienza simile alla mia, a non nascondere la propria paura e di trovare il coraggio e la forza di parlare, anche  dopo essersi documentati ed informati attraverso internet, attraverso i libri  e  le riviste su tutti i dubbi che ci bloccano.  Vi chiederete in che modo sono riuscito ad allontanare Zio Giò? Col tempo sono stato evasivo, ogni volta che veniva a casa dei  miei genitori cercavo di non farmi trovare, inventandomi delle scuse o degli impegni a cui dovevo prendere parte, era un modo  per evitare  di rivederlo senza destare sospetti ai miei genitori.         Documentandomi ho riscontrato che sono molti i danni che gli abusi sugli indifesi, generano a livello sociale, per esempio: la difficoltà a relazionarsi con gli altri, o la difficoltà a relazionarsi  sessualmente con il proprio partner, depressioni, ansia , oltre che diverse tipologie di paure. Nel mio caso si sono manifestate   la paura di volare  e di stare in luoghi affollati. All’inizio del liceo Zio Giò mi aveva offerto un viaggio negli Stati Uniti della durata di un mese come  “premio per la mia promozione all’esame di maturità” . I due precedenti viaggi che zio Giò  mi aveva offerto erano stati per periodi brevi ed erano già stati logoranti come esperienza, non avrei mai potuto resistere per un mese con una persona del genere! Per sfuggire a questa possibile situazione mi ero creato la paura di volare, in modo da avere una scusa valida per non accompagnare Zio Giò in quel viaggio. Una paura che mi ha influenzato sinora e di cui sono sicuro di liberarmi  parlandone con voi lettori. Supererò la paura di volare perché so che il cammino della mia vita da oggi in poi  sarà finalizzato ad aiutare i bambini ed i giovani a prevenire gli abusi, supererò la paura di volare perché i bambini ed i giovani di tutto il mondo hanno il diritto di essere felici  e protetti, supererò la paura di volare perché mia figlia possa crescere in un mondo più sicuro. Adesso  ho due grandi motivazioni per ricominciare a “volare”, (avevo preso l’aereo solo in due occasioni per andare  a seguire una vacanza studio in Inghilterra), fare conoscere al mondo la mia testimonianza affinché  possa essere da monito e da insegnamento per i bambini, per i giovani, per i genitori e per quanti dedicano la propria vita a crescere con amore i bambini ed i giovani, per evitare che  situazioni analoghe si ripetano e successivamente vincere la battaglia socio-culturale inerente gli abusi su gli indifesi. Voglio aiutare a prevenire le situazioni di abuso  sui giovani e sugli indifesi attraverso la parola, (raccontando la mia testimonianza) e lo sport  ( come mezzo concreto per diffondere  una nuova cultura  centrata sul coraggio di parlare). E’ importante che si parli del problema degli abusi sessuali e non, affinché  lo si possa affrontare e risolvere, questo problema è presente e diffuso  anche nei paesi “evoluti”    socialmente ed  economicamente , ma se ne parla ancora troppo poco riducendo così la possibilità di risolverlo. Da alcune ricerche che ho letto sul  web  risulta che il 10% della popolazione giovanile italiana abbia subito degli abusi da giovane, questo  è però un dato indicativo perché molti giovani, come me, per paura di parlare non raccontano quanto accaduto e quindi non rientrano in questi dati statistici.                                                      Sono consapevole che la paura che ho avuto  di parlare subito ai miei genitori di quanto mi era accaduto è stato un grande limite, oltre che ad interrompere gli abusi nei miei confronti  molto probabilmente avrebbe permesso di evitare che la stessa situazione la vivessero altri giovani con cui Zio Giò ha avuto a che fare. Sono abbastanza certo che ciò che ho subito io da parte di Zio Giò lo abbiano subito anche altri giovani,  che hanno avuto a che fare con lui. Ricordo che in almeno due occasioni Zio Giò si era confidato con me vantandosi delle esperienze vissute con altri due giovani, sempre figli di amici di famiglia; una era una ragazza, di qualche anno più grande di me, a cui, mi aveva raccontato che le aveva insegnato, durante un passaggio che le aveva dato in auto,  a masturbarsi ed a masturbare un uomo, con riferimento a se stesso, questo insegnamento secondo lui le sarebbe stato utile per fare  felice il suo ragazzo. Non so se fosse vero , ma vi riporto le parole che mi aveva detto Zio Giò. Questa ragazza, che risiedeva nella zona di Casale Monferrato e di cui non riporto il nome per rispettare la sua privacy,  avevo avuto modo di conoscerla durante un pranzo conviviale a cui avevano partecipato le nostre rispettive famiglie e Zio Giò, anche in questo caso la sua famiglia si era fidata di Zio Giò e perché avrebbe dovuto non farlo essendo lui una persona per bene? L’altro giovane di cui Zio Giò ha abusato, secondo quanto mi aveva raccontato, risiedeva ad Ivrea ed era anche lui  figlio di amici di famiglia  di Zio Giò. Mi ricordo che Zio Giò mi aveva raccontato del viaggio in America che   aveva offerto a questo ragazzo  quando si era diplomato, quel suo atto di “generosità”  per me era stato un monito per non ripetere la stessa esperienza.  So che questo ragazzo era stato anche lui ospite  in più occasioni di Zio Giò a Frassinello oltre che ad averlo accompagnato in diversi viaggi. Non ho mai avuto modo di parlargli assieme, ma sento che abbiamo condiviso un’esperienza  che in un modo o nell’altro ci unisce e condizionerà per tutta la vita. Nell’ultimo periodo in cui avevo avuto a che fare con Zio Giò, mi aveva chiesto se avevo dei doppioni  della collezione di banconote del mondo che mi aveva “regalato” perché c’era un altro ragazzo anch’egli figlio di suoi amici che era interessato a ripetere la stessa raccolta. Dopo che Zio Giò mi aveva fatto quella richiesta ho visto passarmi davanti tutto ciò che avevo vissuto e subito, con un brivido sulla pelle. Ciò di cui mi pento ,è di non avere parlato subito degli abusi che avevo subito, sicuramente avrei fermato Zio Giò nel proseguire con le sue perversioni su altri giovani indifesi. La cosa che mi ha sempre preoccupato,  ma che non sono riuscito mai a scoprire, è  se durante i viaggi per il mondo che faceva  mensilmente, la maggior parte erano viaggi organizzati  e molti  di questi in paesi poveri,  Zio Giò avesse mai abusato di altri giovani indifesi dando sfogo  alle sue perversioni. Mi  scuso con quei giovani che a causa della mia paura di parlare hanno probabilmente subito abusi da parte di Zio Giò. Per affrontare questo problema i paesi evoluti devono investire maggiori risorse anche in comunicazione e campagne di sensibilizzazione affinché  chiunque abbia subito degli abusi possa trovare la forza di parlare in libertà   e premiare il coraggio dimostrato  evitando che altri giovani indifesi subiscano gli stessi abusi. Il fenomeno degli abusi può essere vinto da chi li ha subiti e vissuti in prima persona, parlandone e raccontando ciò che gli è accaduto, conosco le paure che condizionano la libertà di parlare, ma se stiamo in silenzio non riusciremo a spezzare la catena di omertà che consente a coloro che abusano  di continuare ad approfittarsi degli indifesi con le loro perversioni. Gli organi preposti alla tutela dei minori possono tutelarci e tutelare altri indifesi, solo intervenendo  subito ,e questo può avvenire solo se chi ha subito un abuso trova il coraggio di parlare e di raccontare quanto ha vissuto. Ho voluto scrivere queste pagine non per cercare la pietà dei lettori, ma per dimostrare quanto sia importante esprimere il proprio coraggio attraverso la parola. Basta  una persona per innescare un cambiamento  culturale, ma occorre  che  anche altri trovino lo stesso coraggio di parlare per vincere il fenomeno degli abusi sugli indifesi. Io oggi sono padre di una splendida bambina, queste pagine le ho scritte anche per lei affinché  sia orgogliosa di avere un papà coraggioso e che ,anche se in ritardo, ha trovato la forza di raccontare ciò che gli è successo ed aiutare attraverso la parola e lo sport altri bambini e giovani affinché non rivivano la mia stessa situazione. Se queste parole contribuiranno a salvare ed aiutare anche solo un bambino dal subire un abuso allora saranno servite a rendere migliore il mondo.  La forza di queste parole si manifesterà attraverso il passaparola con cui ogni lettore  racconterà questa mia difficile esperienza di vita e gli insegnamenti che ne sono derivati ad altre persone, contribuendo così  a sensibilizzare  l’intera società sull’importanza di rendere più sicuro il mondo in cui viviamo per i bambini, i giovani e gli indifesi. Il problema degli abusi, non è un problema personale, perché viene subito da milioni di giovani in tutto il mondo.  Solo attraverso la parola e con l’aiuto dello sport questo problema può essere risolto. Insieme a voi lettori  abbiamo innescato un grande cambiamento socio culturale che creerà un mondo migliore, perché il futuro dipende sempre da come crescono i giovani.  Se voi lettori siete dei genitori la vostra missione leggendo queste parole sarà doppia, diffondere la conoscenza di queste parole ed aprire bene  gli occhi sulla sicurezza dei vostri giovani figli, vegliando su di loro senza essere oppressivi. “Genitori prestate sempre molta attenzione alle persone a cui affidate  i vostri giovani figli !”   Con questo consiglio non voglio accrescere la vostra diffidenza verso le persone che vi circondano, ma è sufficiente che parliate apertamente con i vostri  figli spigando loro che nel mondo purtroppo ci sono ancora delle persone cattive c che non si fanno riconoscere subito  perché indossano una maschera che li rende belli nascondendo ciò che sono veramente e che se durante la loro vita  gli capiterà di incontrarne di stare attenti  a non cadere nei loro ricatti e di essere forti e coraggiosi nel dire NO se non vi sentite di fare ciò che vi chiedono! Spiegate ai vostri figli che il vostro ruolo di genitore  è quello di ascoltarli e di proteggerli sempre in qualunque momento e di fronte a qualsiasi situazione, per questa ragione non dovranno mai temere di parlare  con voi. Tra genitori e figli non ci devono essere segreti, solo così noi genitori potremo essere sempre pronti ad intervenire per ogni evenienza. Mi raccomando cari genitori, dimostriamo il nostro coraggio nel proteggere i nostri figli , sono la cosa più importante che abbiamo, non c’ è bene al mondo che valga tanto!  Sono stato sollevato quando dopo avere raccontato ai miei genitori quanto mi fosse accaduto di avere visto che mi credevano, ed è importante credere ai nostri figli quando ci raccontano qualcosa con il cuore . Io  ai miei genitori non rimprovero niente per quanto mi è successo, perché a livello socio culturale in passato si è sempre parlato poco di abusi sessuali, solo a fronte di alcuni casi di pedofilia emersi negli ultimi anni si è iniziato ad affrontare questo fenomeno con maggiore enfasi. I miei genitori non conoscendo il problema si sono fidati di Zio Giò senza porsi alcun dubbio nel lasciarmi andare con lui, questo, perché non erano stati preparati attraverso  una cultura  preventiva sull’argomento. Ora attraverso queste parole, sono sicuro che molti più genitori presteranno maggiore attenzione quando affideranno i propri figli a qualcuno.                                         Informandomi, ho appreso  che anni addietro, quando i giovani  che subivano un abuso denunciavano quanto gli era accaduto molto spesso non venivano creduti o addirittura venivano accusati di essere loro la causa, questo accadeva anche per i casi di violenze sulle donne; nulla di più sbagliato! Chi subisce un abuso o una violenza non è mai la causa, ma la vittima. Decenni e secoli addietro il numero di casi di abusi sessuali era sicuramente superiore ad oggi, per di più questi avvenivano  nell’omertà più assoluta. A questo proposito la paura di parlare di un abuso capitato a noi stessi o ad un proprio famigliare sta anche nella vergogna che si prova perché la persona che ha subito  l’abuso non é stata abbastanza forte per reagire ed evitarlo; questo tipo di vergogna, da cui deriva l’omertà, è ancora presente in tutte quelle zone del mondo meno evolute culturalmente. Non dobbiamo mai vergognarci per ciò che abbiamo subito perché non è stato per causa nostra.  Ricordiamo che l’omertà  che protegge coloro che compiono degli abusi è determinante per la diffusione di questo fenomeno. Rispetto ad altri  problemi e realtà difficili, come possono essere l’aids, l’alcolismo, la droga si parla ancora troppo poco del problema degli abusi sui bambini e sui giovani, ancora poche persone hanno il coraggio di “metterci la faccia”, eppure quello degli abusi sugli indifesi è un problema devastante che affligge la nostra società e che ha una ricaduta in termini di stili di vita scorretti e di malattie da parte di chi viene abusato con alti  costi sociali ed economici in termini di cure. Riuscire a mettere la faccia, da parte di chi ha subito un abuso, per sostenere un cambiamento culturale e vincere questo fenomeno, significa dimostrare di avere avuto  il coraggio di togliersi la maschera ed ammettere pubblicamente ciò che si è subito senza che parlarne costituisca un problema, quel coraggio di parlare che non abbiamo trovato subito quando siamo stati vittime dei nostrimolestatori.                                                    

 Io  ho trovato il coraggio di parlare con i miei genitori di quanto avevo subito prima che mi sposassi, nel 2008, da allora sino ad oggi (2012), con loro non abbiamo più affrontato l’argomento se non prima che iniziassi a scrivere queste pagine, molto spesso è più facile non parlarne. Nel mio caso penso perché i miei genitori siano anche imbarazzati a trattare la tematica.  So che i miei genitori hanno troncato i rapporti con Zio Giò anche se questo ultimo in due occasioni ha riprovato a ricontattarli, mio padre amareggiato per quanto successo non ha più voluto saperne di ascoltarlo. A posteriori ho compreso che se mi fossi confidato coi miei genitori sin da subito sicuramente avrebbero creduto alle mie parole e mi avrebbero protetto da Zio Giò. Quanto ho raccontato ai miei genitori loro non lo hanno detto a nessuno per proteggermi dal pettegolezzo altrui e da come avrebbe potuto reagire la gente nei miei confronti. I miei genitori vivono a Lessolo, il paese in cui sono cresciuto ed in cui abito tuttora, un paese di 2000  abitanti, in cui tutti conoscono tutti  ed in cui spesso , specie nelle generazioni più anziane, vige ancora il pettegolezzo, un giudizio negativo che contribuisce a gettare fango sulle persone ed a creare un’immagine spesso alterata della realtà, anche da questo i miei genitori hanno cercato di proteggermi quando lo hanno saputo.  Il gioco’ Il Telefono Senza Fili ‘ a cui molti di noi avranno giocato da bambini   è una forma ludica di pettegolezzo.   Ora che sono adulto e che sono capace ad affrontare da solo anche le situazioni difficili non ho più bisogno di protezione e sono io che voglio parlare per proteggere coloro che sono indifesi dal rischio di subire abusi ed aiutare coloro che li hanno subiti a liberarsi de peso che li affligge parlando con il cuore.   Ai miei genitori, così come ai famigliari di coloro che hanno subito degli abusi, che troveranno il coraggio di parlare, spetta un compito molto importante, cioè quello di divenire portavoce della propria esperienza di vita affinché possa essere da esempio e da riferimento per altri genitori per prevenire che situazioni analoghe si ripetano. Tutti insieme parlandone mettiamo in atto un cambiamento culturale “a difesa degli indifesi”, scusate il gioco di parole. Siamo alla fine del 2012  e questo anno a seguito della crisi economica in corso  precederà  un anno di grande cambiamento globale generale a livello sociale, culturale ed economico. Quello che ci aspetta è un futuro nuovo e starà ad ognuno di noi renderlo migliore, ognuno a modo suo, con le proprie esperienze, con i propri sogni, con le proprie aspettative. La nuova società che voglio e so che anche molti di voi hanno lo stesso obiettivo , é una società più sicura per gli indifesi, quali i bambini, i ragazzi,  le donne, i malati ed i disabili; una società in cui il primo obiettivo delle persone non sia la ricchezza, ma la crescita dei bambini con amore. Tutti gli indifesi devono pretendere di essere tutelati affinché gli sia garantito il diritto di vivere una vita felice. Per garantire una vita felice a tutti occorre che la società abbia la consapevolezza di avere come obiettivi prioritari  la tutela della sicurezza fisica e mentale  di tutti. Ogni abuso è un’esperienza a se ed è limitante ridurla al mio caso. Ho letto  articoli di cronaca che riportavano i racconti  di giovani che hanno subito abusi da parte di famigliari stretti; questo penso che per chi li subisce, sia ancora più difficile riuscirne a parlarne. Dobbiamo  però essere consapevoli che l’unico modo che abbiamo per affrontare  e vincere il fenomeno degli abusi è quello di parlarne. Se chi ha subito un abuso non vuole o non può parlare con i propri famigliari, è importante che trovi il coraggio di parlare con l’amico del cuore, con l’insegnante a cui diamo più fiducia, con la propria ragazza o con il proprio ragazzo, con qualcuno di cui si fida e che sia in grado di dargli una mano a trovare la soluzione più giusta.  Il miglior rimedio per guarire dal peso che ci portiamo dentro per avere subito un abuso  è quello di aprirci e di parlare, l’ho già scritto alcune volte in queste pagine ma è fondamentale che passi questo messaggio.   Chi sono le persone con cui mi sono aperto prima di raccontare a voi lettori la mia storia?     La prima persona a cui ho raccontato la mia storia è stata la prima ragazza con cui ho vissuto una vera storia d’Amore di quelle con la A maiuscola, ai tempi dell’università. Non so se il fatto di averle raccontato gli abusi sessuali che avevo subito  ha inciso sulla fine della nostra relazione, ma la possibilità di perdere delle persone care, delle conoscenze, o delle amicizie è un rischio che chiunque ha subito un abuso e che avrà il coraggio di parlarne dovrà prendere in considerazione, Il rischio di “perdere”   la vicinanza di alcune  persone è reale e non lo nego; non tutti sono ancora in grado di accettare che la persona che hanno vicino abbia subito un abuso, ma è il rischio che dobbiamo affrontare se vogliamo vincere culturalmente il fenomeno degli abusi. Comunque quando le parole escono dal cuore non dobbiamo temere di restare soli  perché per ogni persona che si allontanerà da noi ci saranno tante altre persone di cuore  che si avvicineranno e che ci apprezzeranno riconoscendo il  coraggio che  abbiamo avuto a raccontare la nostra storia.   La seconda persona con cui sono riuscito a parlare apertamente della mia storia è stata Sandra Conte , una grafologa davvero speciale oltre che essere una cara amica, che ha saputo consigliarmi su come fare a liberarmi del peso che mi portavo dentro. In seguito ne ho parlato con Florianna, mia moglie e mia compagna di vita, se non ne avessi parlato con lei prima di sposarci non avremmo mai potuto costruire insieme una famiglia felice. Una famiglia che si ama e che si vuole bene si fonda sulla sincerità reciproca; inoltre con il sostegno morale di mia moglie sono riuscito a parlarne anche con i miei genitori,  questo è stato sicuramente il momento più difficile da affrontare, ma che sollievo dopo  esserci riuscito! Da allora  prima che ne riparlassi con qualcuno sono trascorsi quattro anni in cui ho maturato  la consapevolezza dentro di me che dovessi liberarmi anche della vergogna che temevo e che mi impediva di essere veramente sincero con tutti e riuscire quindi a parlare liberamente di quanto avevo vissuto.  Nel 2012 sono riuscito a parlarne  con 3 cari amici Michela, Andrea e Sonia con cui ho condiviso una splendida esperienza di vita in ambito sportivo , esperienza che sono felice di condividere anche con voi lettori in quanto è stata determinante per la mia crescita personale.



Io parlo con lo sport                                 
                                                                     Dopo avere subito gli abusi sessuali da parte di Zio Giò avrei potuto abbattermi e chiudermi in me stesso, invece nel 2001 quasi al termine del mio percorso di studi universitario  in Scienze Motorie, insieme a Michela anche lei frequentante la stessa facoltà , abbiamo costituito l’associazione sportiva”Free Time”    che sinora, in oltre 11 anni  di attività, ha diffuso su tutto il territorio Canavesano (To) un modo particolare di vivere lo sport, centrato sulla diffusione di valori etici e finalizzato ad aiutare a  fare stare bene e fare crescere serenamente tutti coloro che praticano un’attività  sportiva. Le attività sportive proposte  dalla “Free Time”   sono state rivolte principalmente ai bambini ed ai giovani trasmettendo loro un approccio alla pratica sportiva che potesse essergli utile anche per vivere la quotidianità, trasmettendo loro quelle conoscenze importanti per affrontare alcune delle situazioni difficili che la vita può riservare. Lo sport, visto anche come gioco di movimento, costituisce un canale comunicativo privilegiato che consente di  trasmettere messaggi e valori etici semplificando i concetti e rendendoli più facili da comprendere. Ogni gioco sportivo racchiude, dei momenti ludici e delle dinamiche  che possono essere prese come spunto per riflettere su situazioni reali che si vivono anche nella quotidianità. Per esempio alcune tematiche etiche trattate attraverso  lo sport con l’associazione sportiva “Free Time”    e rivolte ai bambini ed ai giovani  dai 3 ai 12 anni sono state : “accettare se stessi per accettare gli altri”, “lo sport del cuore”,    “i giochi del cuore”,  “ comunichiamo un mondo di sport”, “ambientiamoci “ (inteso come rispetto dell’ambiente), “la sicurezza stradale”. Per sintetizzare le potenzialità  che possiede lo sport di migliorare la nostra vita e la società in cui viviamo attraverso l’etica ho ideato la parola lumo (che deriva dall’unione delle prime sillabe dei termini latini ludus e motus = il gioco ed il movimento), motivato dalla volontà di aiutare i bambini a stare bene ed a crescere attraverso lo sport. Con Mauro Salviato, amico e compagno di studi all’università, abbiamo sviluppato anche una definizione della parola “lumo”: “approccio etico ai giochi di movimento finalizzato al benessere ed alla crescita della persona”   approfondendone i contenuti in 7 cornici, la cui sintesi condivido con voi lettori al termine di questo quaderno di vita. Con  gli amici Michela, Andrea e Mauro e tutti gli istruttori sportivi che hanno collaborato con l’Associazione Sportiva “Free Time”   abbiamo trasmesso  a migliaia di bambini, quei valori etici, racchiusi nell’approccio lumo alla pratica sportiva, quali l’autonomia, il rispetto di se stessi, il rispetto degli altri, l’ importanza di comunicare positivamente (con il cuore), vivere la sconfitta come momento di crescita, l’importanza della collaborazione e della condivisione, la sospensione del giudizio, il coraggio. In che modo l’approccio lumo allo sport ed alla vita può essere utile per vincere il problema degli abusi? Per esempio può insegnare a sospendere il giudizio ed il pettegolezzo  durante la pratica sportiva, questo è importante anche per aiutare il giovane o l’indifeso  che subisce un abuso ,a riuscire a parlare, perché in ogni circostanza il giudizio negativo costituisce un blocco per la persona che lo riceve. Così come è importante imparare ad accettare noi stessi, solo così, saremo in grado di confrontarci serenamente anche con gli altri sia per quanto riguarda i confronti sportivi che per riuscire a parlare con gli altri nel caso avessimo subito un abuso.  Questi sono solo due esempi, ogni valore etico trasmesso attraverso l’approccio lumo allo sport costituisce un’opportunità per vivere serenamente anche il gioco  della vita.  L’associazione sportiva “Free Time”    ha rappresentato  la mia voglia di riscatto, affrontando concretamente attraverso lo sport quanto mi era successo affinché altri bambini e giovani non subissero la stessa situazione.  L’unico limite che ho avuto in questi anni in cui ho collaborato alla crescita  dell’associazione sportiva “Free Time” è stato di non essere riuscito a raccontare agli altri istruttori sportivi che hanno collaborato con l’associazione  ed agli associati il mio vissuto e la  motivazione più profonda che mi ha sostenuto nel diffondere  territorialmente (in Canavese) la conoscenza  dell’ associazione e del lumo. Per questo limite, dovuto alla mia paura ed all’ immaturità, mi scuso.                                           Da oggi, da queste pagine comincia per me una sfida aperta, senza maschere, impiegando lo sport e la parola per affrontare e vincere la piaga degli abusi, sessuali e non, sui minori, sui giovani e sugli indifesi.               Mentre scrivevo queste pagine mi sono chiesto perché avessi scelto di seguire all’università un percorso formativo legato  al movimento, anziché intraprenderne magari uno più mirato a fornirmi delle risposte a quanto mi fosse successo, come per esempio un percorso in psicologia? La risposta che mi sono dato è che per affrontare il problema degli abusi  e vincerlo, in modo  efficace,  devo conoscere ed impiegare uno strumento  “concreto”   qual è lo sport che abbinato ad uno “astratto”   qual è il cuore mi consenta di  parlare con milioni di persone in modo semplice e senza offendere la sensibilità di nessuno. Lo sport offre molti spunti che consentono di trattare il problema degli abusi in modo chiaro ed efficace, come per esempio il coraggio di mettersi in gioco e non nascondersi di fronte alle difficoltà. Le persone che praticano e seguono lo sport in Italia e nel mondo sono milioni, tutti insieme gli sportivi possono riuscire ad affrontare e vincere la partita contro gli abusi sugli indifesi. Invito gli sportivi, gli studenti ed i laureati in Scienze Motorie e le relative Università, le Associazioni Sportive, le Federazioni Sportive, gli Enti di Promozione Sportiva, i tifosi, gli spettatori, il Cio, il Coni (in Italia), i media, gli sponsor,  a sostenere il cambiamento culturale indispensabile per superare l’omertà che difende chi commette gli abusi e vincere il problema degli abusi  sui bambini, sui giovani e sugli indifesi. Gli sportivi  che vorranno  sostenere  con iniziative e proposte  utili  finalizzate  a sensibilizzare le persone, attraverso lo sport, sull’importanza di  vincere il fenomeno degli abusi  potranno scrivermi  ioparloconlosport@libero.it, sarò felice di collaborare per sostenerne  lariuscita e portare la mia testimonianza. Nel periodo in cui ho subito gli abusi  ed anche successivamente, ciò che mi ha dato la forza di reagire è stato lo sport ed il movimento ,grazie alla corsa, al nuoto,  al fitness, al basket ed all’hockey su prato giocati con gli amici  non mi sono mai arreso trovando nella pratica sportiva la forza e l’energia per scaricare la rabbia e le tensioni ed alleggerirmi di un po’ di quel peso costituito dal grande segreto che nascondevo dentro di me. 


Conclusione                                                   Dopo avere letto queste pagine invito tutti voi lettori a riflettere sul fatto che ognuno di noi direttamente o indirettamente può subire o vivere una situazione di abuso, nessuno è  immune (con queste parole non voglio spaventare nessuno),  l’unico modo che abbiamo per evitarlo è agire a livello preventivo.  Il modo migliore di affrontare il problema degli abusi da parte del lettore è quello di “muoversi”, parlandone con il cuore affinché ciò non accada alle persone a cui si vuole  bene ed a tutti gli indifesi. L’   apparenza delle persone è quella che inganna più facilmente, l’eleganza e la generosità di una persona non rappresentano una garanzia che ne garantisca la sincerità. Dubitiamo sempre di chi cerca di conquistare la nostra fiducia con dei regali, la legge del cuore dice che la fiducia non si compra.. Insegniamo inoltre a chi vogliamo proteggere  che è importante non cadere nei ricatti di chi ha provato a commettere un abuso e poi ha detto di “non raccontare niente a nessuno perché altrimenti avremmo fatto soffrire le  persone a noi care”, questo non è assolutamente vero, le uniche persone che soffriranno saranno coloro che subiranno gli abusi. Ricordiamo sempre che il peccatore non è chi subisce l’abuso ma chi lo commette. Insegniamo a diffidare di chi vi dice che un abuso sotto forma di perversione sessuale è una cosa normale, perché di normale non ha assolutamente niente, un abuso condizionerà per sempre la vita di chi lo subisce. L’esperienza di subire un abuso io l’ ho vissuta da adolescente, invito tutti i ragazzi che hanno subito la stessa cosa a mettere da parte il proprio orgoglio maschile, non sarete considerati meno uomini se racconterete ciò che vi è successo, anzi  ne uscirete più forti di prima. Personalmente durante gli anni in cui ho subito  gli abusi sessuali ed anche in quelli successivi ho provato tanta rabbia e voglia di giustizia verso Zio Giò, perché aveva rovinato la mia esistenza in quel momento della vita che dovrebbe essere sereno e spensierato, un rancore che con il trascorrere del tempo e dopo essere riuscito ad elaborare quanto mi era accaduto sono riuscito a trasformare in perdono. Oggi sono convinto che non è con l’odio che si risolvono le difficoltà, è il perdono che ci consente di crescere e diventare più forti , perdonare non significa mantenere le cose così come sono, ma essere capaci a prenderne coscienza risolvendole con il cuore. Ora so che una persona come Zio Giò deve essere curata per evitare che altri giovani indifesi subiscano altri abusi da parte sua. Il problema degli abusi non lo si affronta reprimendolo, perché in questo modo si genera solo un clima di tensione e paura reciproco sia da parte di chi abusa che di chi subisce un abuso, questo non giova a nessuno; questo fenomeno lo si risolve con un cambiamento culturale, facendo emergere il fenomeno con l’obiettivo di curare chi abusa in modo che le sue perversioni non rappresentino più un pericolo per la società. Secondo voi un giovane che ha subito abusi sessuali da parte di un famigliare stretto, sarà facilitato a parlare di quanto gli è accaduto se sa che la persona che ha abusato di lui sarà curata oppure se questa persona sarà internata? Io personalmente mi pronuncio favorevolmente alla prima soluzione.  A seguito della mia esperienza di sofferenza e del coraggio che ho trovato nel raccontarla pubblicamente, la missione della mia vita sarà rivolta  ad aiutare gli indifesi a difendersi dagli abusi  ed aiutare coloro che hanno subito un abuso ad avere il coraggio per liberarsi  attraverso la parola, trovando la forza nel cuore e nello sport, del peso che si portano dentro. Il mio impegno sarà di  diffondere attraverso la parola e lo sport  la conoscenza del problema degli abusi sui bambini, sui giovani e sugli indifesi, sensibilizzando su questo argomento sia coloro che l’hanno subito che coloro che fortunatamente non ne sono stati colpiti  a muoverci insieme per affrontarlo e vincerlo.                                                           Questo quaderno di vita  non si conclude con queste pagine, perché questa storia continua e la scriveremo insieme, ognuno a modo suo, ognuno secondo i suoi tempi, questa storia sarà scritta a migliaia di mani ed impiegando miliardi di parole, l’unica cosa certa è la parte finale di questa storia che si conclude a lieto fine con un cambiamento culturale e con la vittoria degli indifesi sugli abusi. Ogni bambino, giovane, adulto che ha vissuto un’esperienza simile alla mia e che ha bisogno di parlare, confrontarsi, chiedere sostegno e aiuto potrà rivolgersi a me, la mia missione oltre quella di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di affrontare e risolvere il problema degli abusi, sarà anche quella di fare da portavoce a tutti coloro che ancora non hanno la forza di parlare e di raccontare le proprie  esperienze e  difficoltà.  Oltre ad ascoltarvi, per chi lo vorrà , ricercheremo insieme delle possibili soluzioni in grado di vincere il fenomeno degli abusi. Metto a disposizione  la email ioparloconilcuore@libero.it    come riferimento dove potermi contattare. Per affrontare e vincere il problema degli abusi intendo dare vita, coinvolgendo il mondo dello sport, ad una, campagna  di sensibilizzazione e comunicazione sociale a favore dei bambini, dei giovani e degli indifesi per tutelare, attraverso un cambiamento culturale,  il loro diritto a  ad una crescita felice.     

Questo quaderno di vita è gratuito e di libera diffusione in quanto ha come unico obiettivo  quello di smuovere la coscienza di ogni lettore e sensibilizzare, con l’aiuto del mondo dello sport, l’opinione pubblica e la società sull’importanza di affrontare il problema degli abusi sui bambini sui giovani e sugli indifesi affinché insieme possiamo vincerlo.


Grazie di cuore .

Luca Nardi

 



Gioco allo sport  ed alla vita con il lumo quando:
1)  Antepongo il benessere e la crescita al risultato agonistico.
2)     Ricerco l’equilibrio in ciò che faccio.
3)      Sostengo un confronto positivo.
4)     Gioco con regole, spazio e tempo flessibili ed adattabili.
5)      La partecipazione al gioco è libera a tutti.
6)        Durante il gioco sospendo i giudizi.
7)     Tutte le persone godono della stessa dignità.
8)       Mi concentro sul presente.
9)     Ho autocontrollo e responsabilità delle mie azioni.
10)      Prevale il valore etico su quello materiale.


 
 

 

 

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